martedì 19 novembre 2013

The Vampire Diaries 5x07 "Death and the Maiden" – About Death


Un episodio intitolato Death and the Maiden. La morte e la fanciulla. Di tante cose precipitosamente successe, proprio quella scena dà titolo a questa puntata, non la sconfitta dello stregone o la rivincita della perfida strega o il ritorno del povero Stefan. In genere prima di scrivere il mio commento a tvd leggo poco o niente le opinioni altrui, perché non voglio farmi influenzare, ma stavolta invece ho letto qualcosa. E mi avete convinto, care persone che stimo e che sono davvero lieta di aver conosciuto attraverso tvd, le osservazioni, sia quelle ironiche sia quelle sentite e profonde, mi trovano d'accordo. L'unica cosa che focalizza la mia attenzione però è proprio l'espressione estatica di Amara quando muore

Credo che quello che ci è stato rivelato si chiami plot twist forse: la ragazza non era solo una strana pazza, l'ancora non era solo un'immortale vampira usata crudelmente come oggetto magico e come parafulmine per l'odio di una donna ferita: bensì attraverso di lei erano passati tutti gli esseri legati alla magia per morire e finire in questa specie di innaturale e soprannaturale limbo. Lei li ha visti e li vede tutti, provando la loro sofferenza. Ma ci arriviamo.


Jeremy mi piace nella scena in cui vuole dire a Bonnie le sue tre cose, perché vuole partire dalle sue sicurezze e cioè che qualcuno lo ha amato tanto da dare la propria vita in cambio della sua, e questo è pesante da sopportare a volte, ma è qualcosa che lentamente fonda l'idea che hai del tuo proprio valore. Partire dalla consapevolezza di essere amati – che a volte non è così facile accogliere in se stessi – rende possibile la vita, rende possibile sperare. Però qui Jeremy realizza che le cose non sempre vanno come speriamo, e la conferma è il tentativo fallito dello scorso episodio. Dunque si dichiara certo che Bonnie, il suo amore e il suo ricordo non lo lasceranno mai, ma non necessariamente potrebbe esserci un'altra volta, un'altra possibilità. È Bonnie qui invece a voler lasciare aperta una porta. 

Cosa stona nell'amore di Silas e Amara? Si sono amati e si amano ancora, in qualche modo – scopriamo nelle scene seguenti – allora cosa non funziona? Il tradimento ha rovinato l'amore? Siccome Silas ha manipolato, usato, distrutto con arbitrio, siccome è uno “stregone cattivo” allora l'amore non esercita il suo benefico influsso? O il difetto è una certa idea di amore? Oppure il loro è stato un amore così breve che non c'è stato il tempo di viverlo, di comprenderlo, tradirlo e riprenderlo, come è successo per esempio fra Bonnie e Jeremy? 

Il dramma viene a galla, infrangendo la lucente patina ironica; quella di Silas, quella di Tessa, perfetta, per tutto il tempo. La parte iniziale con Silas e i due innamorati, quella di Tessa all'ingresso di casa Salvatore e poi nel colloquio con Katherine: perfetta tessitura in cui i due personaggi esprimono la loro più improbabile e amara giocosità. Tessa abbandona le apparenze quando lascia andare le armi e si dissangua davanti a Katherine: “Ho vinto, Amara è morta e Silas mi aspetta nell'altro lato, il vero amore prevale, l'universo sia dannato”. È una tragedia greca, gente, e non sto scherzando. C'è una disperazione assoluta, perfetta, folle, come una ýbris che non si rassegna davanti a nulla e che sputa in faccia a qualsiasi realtà. Tessa è un grande personaggio e lo dimostra nella lacrima che le scende sulla guancia, mentre dichiara la sua vittoria, dopo duemila anni, una vittoria che è la celebrazione drammatica di una sconfitta. 

Silas piange, con l'espressione infranta di Paul Wesley, quando deve uccidere Amara, quando le dice che la ama, quando riesce soltanto a scalfirle la pelle, l'apparenza sarcastica, ironica cede quando fissa l'unica stilla di bene che lo aveva tenuto in guerra attraverso i secoli, anche la rabbia e la delusione che lei lo abbia ferito scompaiono e resta solo quel ricordo di un sentimento che gli aveva fatto sperare una felicità senza fine, per la quale aveva mosso mari e monti, pur nell'immobilità della sua tomba. Sono personaggi tutti alla pari apparentemente: tutti si muovono sul nostro scenario preferito, con le loro delusioni, le ferite insuperabili e le scelte compiute intorno a esse e riguardo a esse. Come abbozzi quando quel che tanto speravi non accade? Distruggi, ti ostini come Tessa, o saluti e ti disponi a scomparire, come stava per fare Bonnie … quando invece la ruota gira ed ecco l'insperato accade. 

“La morte e la fanciulla”, il titolo di quest'episodio, risalendo all'indietro è parecchie cose: un film di Polansky, una piece teatrale, un quartetto d'archi di Schubert, un lied sempre dello stesso autore con il testo di un poeta tedesco di fine Settecento, tal Matthias Claudius. La morte, un macabro uomo d'ossa abbranca la fanciulla che non vuole cedere al suo abbraccio, ma deve, ahimè. 
La fanciulla:
Via, ah, sparisci!
Vattene, barbaro scheletro!
Io sono ancora giovane; va’, caro!
E non mi toccare.
La morte:
Dammi la tua mano,
bella creatura delicata!
Sono un’amica,
non vengo
per punirti.
Su, coraggio!
Non sono cattiva.
Dolcemente dormirai
fra le mie braccia!

(traduzione di P. Soresina, Garzanti)
Qui tutti lottano con la morte, che non è l’attraversamento di una soglia, bensì, secondo me, l'irrealizzazione del proprio desiderio, la triste certezza che la felicità che insegui non la puoi in definitiva raggiungere come pensi tu, pur con tutta l'ostinazione del mondo. La stessa Katherine, dopo tutti i secoli passati ad autopreservarsi, ora è attaccata dalla morte nella maniera più orribile per lei. La sua possibilità di amare, cioè Katia, sua figlia, come può proteggerla se non privandola dello spettacolo orrendo del suo disfarsi? della prova che puoi anche star dietro cinquecento anni a ciò che vuoi, a ciò che credi di volere, alla premessa base di una tua possibile felicità: non c'è garanzia di avere quello che speri. Katherine vuole evitare alla figlia di doverla tragicamente lasciare. Oppure preferisce non dover essere lei a gestire questo dramma, perché lasciare la figlia con l'idea che la madre non l'abbia voluta potrebbe essere anche peggio. Comunque: la morte e la fanciulla.

Elena combatte la morte con tutta la sua tenacia, non vuole cederle nulla, perché troppo quella si è già presa. Un mastino: non molla; e Damon è con lei. E non solo perché quello è il desiderio della sua ragazza, ma perché si tratta di Bonnie e se c’è anche solo una possibilità di strappare qualcosa al destino apparentemente già scritto, lui ci sta: non si tira indietro. A Damon importa. Elena è oltre la disperazione, non vuole più abbandonarsi a essa, spera in quella vittoria da ottenere con l'ostinazione e l'intelligenza. Sembrerebbe una follia e un’ostinata fissazione, se non fosse che noi l'abbiamo già vista cadere, il peggio è già successo, il meglio le è stato donato: solo il coraggio della guerra perenne rimane e lei non mollerà, e come con Bonnie anche con Stefan.

Stefan. Non so quale dolore l'abbia piegato alla fine, lo scopriremo fra un po', ma nel frattempo lui e Silas hanno fronteggiato una sconfitta simile: se affidi la risoluzione del problema della tua vita a un qualcosa che è fuori di te, scoprirai prima o poi che hai trascurato la parte più importante, ciò che c'è dentro. Comunque, al di là di facili psicologismi, anche Stefan è figura tragica. Voleva essere salvato dalle persone a cui vuole più bene e che trovano l'uno nell'altra la felicità che a lui è negata. Trova il problema fuori, ancora non affronta il dissidio reale che è radicato nel suo io, ma aver ucciso Silas – la strada più facile – non ha risolto nulla, dunque dovrà pure diventare qualcosa. Deve diventare un “bambino vero”, è proprio l'ora. Mi aspetto che il problema scoppi, mi aspetto drammatica e catartica bromance col fratello prima o poi, mi aspetto qualcosa di ancora meglio di quello che questa prima parte di stagione ci ha dato. 

Veniamo però al cuore di questo episodio, nascosto, leggero, coperto di leggere ironie e brume della sceneggiatura: il cupio dissolvi di Amara. La Morte e la fanciulla. A lei è affidato il cuore tragico di tutto; non era pazza allora, comprende a un tratto Damon ed è proprio questo invece il punto, cara Bonnie. Non è solo che dopo duemila anni di quella vita sei esaurita e non ce la fai più; nemmeno il tuo amore, quell'amore colpevole che ti ha fatto perdere tutto, può renderti auspicabile un qualsiasi tipo di futuro. Ad Amara è accaduto di essere tempestata dalle domande di chiunque negli ultimi duemila anni, vampiro, licantropo, strega e roba così, abbia varcato la soglia e dal dolore di chiunque sia morto. Tutto il dolore del mondo, una versione della realtà in base alla quale la vita è sofferenza, comunque la si metta, e qualunque cosa si sia vissuta. Amara vuole la signora Morte; nemmeno Silas, con tutta la sua potenza, può consolarla; lei sa solo che la fine di tutto quanto sarà bella: l'uscita dall'inferno sarà il nulla? Va bene così. 
Anche dopo la puntata in cui Elena realizza che Jeremy era davvero morto e in cui sceglie lo switch off avevo avuto l'impressione potente che nelle storie ispirate da Julie Plec ci fosse un afflato tragico non comune. Questo episodio me lo conferma. Il sollievo dell'espressione di Amara all'ultimo respiro, oltre a rendere testimonianza alla bravura della Dobrev, mi ha illuminato il titolo per contrasto. Voglio dire che qui è la fanciulla che vuole a ogni costo abbracciare la morte e ci riesce, con decisione e coraggio: una Giulietta tragica ancora di più perché relativizza la potenza dell'amore, ne sancisce l'impossibilità a realizzare quella felicità che pure nessuno può smettere di bramare, per sé e per gli altri.

3 commenti:

  1. La felicità non la si può affidare ad un'ancora: prima o poi essa troverà il suo posto, in fondo al mare. Si può costruire una vita, combattendo contro le avversità e l'universo, assecondando una strada già tracciata o cercando vie alternative ...ma alla fine la felicità, come l'amore, ci sorprenderà all'improvviso, arrivando inaspettata ed altrettanto inaspettatamente andandosene. Amara ha pagato un prezzo troppo alto per un amore contrastato, non ha più alcuna forza per lottare ancora, e solo la morte, alla fine, le porterà sollievo. Ha avuto il suo inferno, il suo purgatorio: ora le spetta un paradiso molto simile all'oblio che, in un ambito estrapolato da fedi religiose, ha per lei un significato di pace eterna.

    Hai espresso, in questo commento, molti dei miei pensieri ... superandoli.
    Grazie.
    A presto.
    Mammaesme.

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  2. <3 Io apprezzo la voglia li lottare di Elena, persino, a volte, la feroce determinazione di Kat, ma una parte di me capisce molto bene Amara.

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  3. Non avevo realizzato la puntata legandola al titolo..cosa in fondo molto stupida!perchè leggendo il tuo commento mi rendo conto ke il titolo già ci dava un indizio di quello ke sarebbe stato questo episodio:un'elogio alla morte!!
    Non prendete questa frase come qualcosa di macabro ma in effetti la analizza da più punti di vista dato le volontà e i modi in cui questa si sviluppa nell'episodio. Sotto questo punto di vista è stato un episodio molto potente. La morte di Amara è quella ke mi aveva colpito di più,proprio x quell'espressione sul suo volto un attimo prima di morire. Aveva una serenità da pelle d'oca. Lei voleva la morte,l'ha cercata e quando è arrivata era pronta.Una scena ben studiata,xchè alla serenità di Amara si controbilancia la disperazione di Damon- che sta perdendo l'occasione di riportare Bonnie in vita- che prova a supplicarla di resistere.

    "se affidi la risoluzione del problema della tua vita a un qualcosa che è fuori di te, scoprirai prima o poi che hai trascurato la parte più importante, ciò che c'è dentro..Voleva essere salvato dalle persone a cui vuole più bene e che trovano l'uno nell'altra la felicità che a lui è negata. Trova il problema fuori, ancora non affronta il dissidio reale che è radicato nel suo io" PAROLE SANTE!!!!
    Stefan trova sempre altri da incolpare..e secondo il problema x cui il personaggio nn riesce a crescere e proprio xchè nn ha mai fatto un viaggio con se stesso. Tutti si sono dovuti confrontare con i loro fantasmi o demoni addirittura prima di lasciarli andare e provare ad andare avanti,lo ha fatto Caroline Elena e Damon. Sono stati aiutati è vero ma il grosso lo hanno dovuto fare da soli e si sono dovuti prendere le responsabilità delle loro azioni. Secondo me a Stefan questo step è sempre mancato e spero ke ora con questo malessere,questi attacchi di panico gli servano x reagire e fare un bel percorso personale di crescita.
    Cmq ottimo commento!Sei fenomenale tanto ke x risponderti mi occorrono papiri.. ;-)
    Al prox episodio..un bacione

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