venerdì 20 luglio 2012

Tvd 3x07 - Ghost World (Mondo di spettri) about Redemption


Ecco a voi il mio commento su The Vampire Diaries 3x07, già pubblicato al tempo dell'uscita negli USA, su TVD Italia. Per i nostalgici, come me, e per chi l'episodio l'ha aspettato in Italiano. Enjoy!
Ah! dimenticavo... Fatemi sapere cosa ne pensate!!

Ok, forse sono controcorrente, ma a me quest'episodio piace, forse perchè ho bisogno che mi siano chiare le categorie generali del gioco e a volte certi aspetti sono più necessari dei singoli momenti ganasce a terra che The Vampire Diaries così spesso ci elargisce. 
Prima di entrare nel merito, però, tre momenti per me impagabili.
Sarà vero che Damon è piuttosto spiccio quando chiede a Bonnie di sistemare la faccenda perché si aspetta che "quando uccide qualcuno questo rimanga morto", però mi fa morire. “Blondie”? “Witchie”? Delizioso. E indica qualcosa, ci ricorda che ha rapporti e, nonostante il tono, non pretende, sta chiedendo. Prima avrebbe usato la forza per ottenere il suo fine. E in fondo ha motivi di essere un po' nero dopo quello che gli è successo. E Caroline nervosa perché è in un posto pieno di ragnatele, dove imperversavano gli spiriti di cento streghe morte? Non torneranno? “Hanno fatto giurin giurello?” sei un vampiro, ragazza, in teoria non dovresti avere paura di nulla... ma è sempre Caroline, e fornisce momenti di umorismo adorabili. E poi, quando è lei sola davanti a tre vampiri di sicuro più forti di lei? Non esita un attimo per salvare sua "suocera", è letteralmente una supereroina: decisa, coraggiosa e responsabile anche a motivare Bonnie. 

Poi la risata di Mason Lockwood davanti alle ridicole scuse di Damon e, infine, il sorriso di quest'ultimo quando alla fine è proprio costretto a estorcere il perdono di Alaric e davvero ci spera: espressioni fanciullesche e momenti dolci e virili al tempo stesso. Se questa è la bromance, proprio mi piace!
Ma parliamo del tema di fondo di questa strana puntata, che a mio parere è enunciato dal temporaneamente tangibile Mason: la "redenzione", che necessariamente si coniuga col bene e col male. Se potete, cercate di seguire il filo forse un tantino contorto del mio ragionamento.
Cosa aveva fatto deviare Mason? L'attaccamento a Katherine, giusto? E ora che gli è data una possibilità di interagire di nuovo con i vivi che fa? Deve scegliere se rimanere sulla vendetta o no, e sceglie di no, anche se un po' si diverte col suo assassino. Chiede le scuse di Damon – da non crederci, in effetti - e agisce per il bene di qualcuno, per sconfiggere Klaus al fine di salvare Tyler. E i vampiri di Mystic Falls a cui vien data l'occasione di tornare? Ecco l'ennesima rievocazione: la notte dell'Illuminazione, accompagnata dal commento di Anna che riporta un po' di verità storica (gli abitanti della ridente cittadina si sono liberati dei vampiri, ma si sono anche arricchiti notevolmente con i loro beni) ha il fine di mostrare la scelta dei defunti vampiri della cripta; questi si vendicano dei discendenti di quei cittadini e della città stessa che li ha rinchiusi a languire per secoli, nella persona di Tobias Fell. Tutta questione di scelte. Diciamola la parola: di scelte morali.

Stefan. Parliamo di lui... è il profilo che più mi incuriosisce, perché... com'è Stefan cattivo? A parte quando non ha sete di sangue e di squartamenti? Che tipo è? Per lui le scelte morali vengono collegate all'aver spento le emozioni, come una volta faceva Damon. “Turn it off!” gridava Klaus. Stefan autovincolatosi all'ibrido (il solito martire insopportabile) succhiava e uccideva squartando, ma l'amore per Elena lo faceva sentire in colpa: in questo consisteva non aver spento le emozioni. Assecondava i suoi impulsi da ripper come una liberazione, ma manteneva in sé un nocciolo dolorante per quello che faceva (ricomponeva i cadaveri) a causa dell'emozione/amore per la sua ragazza. E questo gli impediva di seguire in tutto Klaus. Ora non ha più remore: è sereno nella sua cattiveria, quasi pacato, perché non gli importa. Quindi, riassumendo, o hai gli affetti sbagliati (amore di malo obietto, avrebbe detto Dante Alighieri): ami qualcuno che ti porta a compiere cattive azioni, ami il male degli altri, cioè la vendetta, oppure, freddamente, non ami affatto (il ghiaccio del lago di Cocito dove è infisso Lucifero, il contrario della fiamma d'amore). L'amore vero per qualcuno ti conduce al bene. Mason ha affetto per il nipote e, sia pure un po' in ritardo, cerca di dimostrarlo. 

E Anna? Che condizione è la sua? L'altro lato. Dice a Geremy però che non tutti stanno lì, alcuni sono in pace. Cosa la trattiene? Geremy. Una serie di telefilm mistery e forse qualche tipo di religione new age dicono che sia qualcosa di irrisolto a trattenere i defunti. Per Anna è il sentimento per Geremy che, oltre ad averla trasformata in una ragazzina dolce, da tipa tosta che si era dimostrata agli inizi, l'ha fatta rimanere in un limbo, una trappola tra due mondi, in una sorta di fissità monomaniaca che somiglia invece proprio a quella dei dannati dell'Inferno di Dante.
Così anche i vampiri vendicativi che, avendone la possibilità, continuano a perseguire la vendetta.
Quando la solitudine di Anna si sblocca? Quando lascia andare Geremy e sacrifica se stessa - amore VERO per un altro, non bisogno venato di egoismo - facendo una scelta dolorosa: ancora scelte. Per questo poi si sblocca e supera il suo limbo personale di solitudine e incontra la madre, nella forma più simile all'immagine di paradiso che una società laica come ormai la nostra possa concepire: il ricongiungimento amoroso con i propri cari. 
Nell'episodio la cosa passa per una faccenda di probabilità: se tornano i vampiri della cripta a Mystic Falls allora può tornare mamma Pearl: ecco perchè Anna ruba la collana, per ritardare l'incantesimo e avere il tempo di trovarla; però la successione degli avvenimenti non può non far pensare a una conseguenzialità causa/effetto: libera Geremy QUINDI trova la madre.
Lexie e la nonna di Bonnie hanno amato e per amore continuano a scegliere e ad agire.

Ecco qui: il Bene e il Male senza personalizzazioni, senza Dio e il Diavolo. Del resto quando in Supernatural gli sceneggiatori hanno osato la personificazione, le Entità sono divenute un po' delle macchiette, perdendo la loro grandezza. Eppure mi sembra un di meno, dato che un Dio personale, nel senso di un'identità e un amore precisi e circostanziati dai fatti, sono molto più umani e rispondenti ai desideri umani dei principi generali di Bene e Male che pure la nostra ragione può concepire.
Ma torniamo ai nostri eroi, soprattutto per due aspetti: 1° che cosa vuol dire per Stefan ritrovare le sue emozioni e quindi la fonte della moralità, in base alla teoria e alla prassi di Lexie? E, 2°, che vuol dire per Damon ritornare, senza costrizioni esterne – leggi schemi di Elena su come dovrebbe comportarsi -, sulla strada di una moralità probabile, che faccia di lui un uomo più vero e non un manichino che segue semplicemente delle regole e, cioè per esempio, la smetta di uccidere il suo migliore amico?

“Sei incapace di provare rimorso? Chiedi scusa!” dice Rick a Damon quando Mason, chiarendo che è lì per aiutare Tyler e non per vendicarsi, chiede a Damon scuse formali per averlo torturato e ucciso (l'ho già detto che The Vampire Diaries mi fa morire??).
Noi, ed Elena, sappiamo che Damon è capace di provare rimorso e anche di chiedere scusa dato che ha chiesto perdono per quello che aveva fatto a lei, ma anche a Stefan – era in punto di morte! -, ma chiedere scusa, accettare le conseguenze negative delle proprie azioni, farne ammenda è da adulti, e da adulti MORALI. E lui, che teorizza sia necessario compiere azioni anche sbagliate per giusti fini (il suo interesse per esempio o quello di chi ama – far bere sangue di vampiro a Elena per evitare di perderla per sempre), dice di aver sbagliato nel giudicare necessarie alcune cose, come uccidere Mason. Tutto qui, un errore di giudizio, un'errata applicazione della ragione, ecco tutto... secondo lui. Fredda razionalità. "Il fine giustifica i mezzi" versione Damon Salvatore? Mason ride, probabilmente perchè sa che non è così, ma è tollerante e ilare: gli basta.

"Quando sarà abbastanza debole, fagli provare dolore, qualsiasi cosa, rabbia, furore. Dovrai fargli vedere oltre il sangue" dice Lexie a Elena. Cosa è questo, esistenzialmente parlando? Il sangue sembra costituire l'oggetto unico del desiderio, ciò che soddisfa Stefan sommamente. Non era l'unico oggetto finchè l'amore per e di Elena non aveva soppiantato il sangue, ora che quell'emozione - sentimento, come lo vogliamo chiamare? - è spenta, l'unico surrogato di felicità è il sangue ottenuto mediante squartamento. Stefan è nel limbo delle fissazioni monomaniache pur non essendo (definitivamente) morto. Questo è il suo inferno in terra. Non vede altro al di fuori, così come i vampiri di Mystic Falls non vedono oltre la vendetta, così come Anna non vedeva oltre l'attaccamento a Geremy. Quindi "poter vedere oltre" l'oggetto errato del proprio desiderio vuol dire essere liberi, liberi di fare il bene che giova a sè stessi e agli altri: Mason che preferisce il bene di Tyler alla vendetta su Damon, la nonna che preferisce il bene di Bonnie e del suo piano esistenziale piuttosto che la vendetta sui vampiri in generale. Chi blocca la possibilità di essere felice su una certa cosa da lui stabilita a priori si condanna all'inferno. Stefan finchè c'è carne umana in giro sta al sicuro, ma continuerà a uccidere, perchè il sangue non lo soddisfa mai del tutto, perchè ovviamente non è solo una questione di nutrimento.

Perchè questa puntata era necessaria, nonostante non abbia soddisfatto molti? Perchè, a mio parere, c'era un blocco per smuovere il quale bisognava chiarire il sistema di riferimento. Mi spiego.
Damon si arrabbia con Elena perchè rifiuta di essere "cambiato" ridotto a uno schema. Quando lei avanza l'ipotesi che un po' di verbena nelle tubature (idea del padre di Caroline) potrebbe essere una buona cosa così Damon non sarebbe tentato di uccidere ancora qualcuno, lui si rivolta. "Vuoi un altro Stefan" accusa. Infatti la domanda che dovremmo porci è "chi dovrebbe diventare Damon?" Diciamocelo: il dualismo buono/cattivo è troppo appiattito sul noioso/figo.
"Tu parli tanto, ma so che faresti qualsiasi cosa per tuo fratello" dice Mason a Damon. Già dunque sappiamo che il nucleo di positività per il maggiore dei Salvatore è l'amore che prova per il fratello, e per Elena naturalmente. Il percorso era iniziato alla fine della prima stagione quando si era sorpreso a salvare la città perchè Elena aveva cercato di salvarlo, in quanto aveva intravisto il bene in lui. Emozioni=sentimenti=giudizi di valore=scelte non egoistiche.
"Ti ho ucciso. Ho infilato il pugno nel tuo torace. Ti ho strappato il cuore." Qui è il mio cuore ad aver fibrillato, perchè questo ripercorrere il male compiuto da parte di Damon è stata la cosa più simile al riconoscimento del proprio peccato: molto più valida come richiesta di scuse di quel rinsecchito razionalizzare i propri errori tattici di prima. In un'altra occasione soffrire gli aveva fatto riconoscere il proprio male: in punto di morte con Elena. Aveva compreso che aveva sbagliato a perseguitare Stefan per tanto tempo, era lui che aveva scelto di cadere nella rete di Kathrine, non era stata colpa del fratello. Quindi il dolore porta alla chiarezza? Oppure ci vuole un altro, lì davanti a te, che ti perdona? Elena che raccoglieva la sua confessione, Mason che, pur essendo stato ucciso da lui, lo salva?

A questo punto torniamo un attimo a Stefan e alla tortura di Lexie: è la tortura - dosi massicce di dolore inflitto – o il fatto che lì davanti hai qualcuno che ti sta comunque amando? Che vuole il tuo bene, Lexie e poi Elena?
Ma, aspetta, dov'è che ho sentito parlare di dolore e qualcuno che ti perdoni? Ah, sì! Nella confessione cristiana. Il dolore del proprio male – la contrizione (parola che fa pensare al frantumarsi di sassi) e il perdono di un altro – il prete, figura di Cristo – consentono la redenzione. "Redemption" la parola pronunciata da Mason Lockwood. C'è un'altra condizione – urge un ripasso del catechismo – rimediare per quanto si può al proprio male: quello che fa lo zio Mason cercando di aiutare Tyler, quello che fa Anna riportando la collana e accettando dolorosamente di lasciare andare Geremy, quello che deve imparare a fare Damon per quanto costi terribilmente al suo orgoglio. Non un riconoscimento razionale di un errore tattico, ma dolore per l'affetto deluso.

Non è che Elena debba volere un Damon riformato e stile Stefan; non è che Damon debba rientrare nello schema moralistico che trova poco stilish; il bene e il male c'entrano con l'amore a qualcuno. Amore vero, capace di sacrificio, capace di guardare oltre il proprio immediato interesse. Chi davvero soffre per il male compiuto, e chiede scusa e perdono, può trovare pace. E non si tratta solo finalmente di "concludere" con Elena, ma di essere il miglior Damon possibile, rimanendo assolutamente se stesso. Riconoscendo e rendendo operativi i propri affetti. Non che sia facile, e non credo lo sarà. Ma il cambiamento di Damon deve avvenire in base a un sistema morale ed esistenziale convincente o correrà il rischio di non piacerci. E Damon deve piacere a Elena per quello che lui davvero è: non il Damon del 1864, ma quello di ora, con i passi compiuti verso il vero se stesso.

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