“Mi hai pugnalato alle spalle, Elena! Mi ha fatto male” la frase di Rebekah fa un certo effetto semplicemente perché è qualcosa che anche a noi potrebbe capitare di dire, ma normalmente usiamo la metafora, senza nemmeno accorgercene. In televisione, nella fiction mistery, invece si gioca sulla lettera delle cose. La dolce Elena ha pugnalato Rebekah letteralmente.
Noi, se ci arrabbiamo, sfoderiamo le nostre armi metaforicamente, la bionda originaria sfodera i suoi scintillanti canini. Che in verità le stanno così bene! Visto come piega la testa, mentre si rivolge al fratello maggiore che la reprime, sguardo obliquo, bocca socchiusa ….. a imitare la follia dei serial killer? Elena è salvata da una delle generazioni di vampiri rimasti vittime del fascino delle Petrova. Elijah è amabile, lo sappiamo, così compassato eppure così vulnerabile. Perché mantiene il suo self control, tendenzialmente non si spettina e almeno prova a mantenere la parola data. Che poi chi ci riesce, oggi? Parlando di Mistyc Falls, si intende. Elena non aveva dato la sua parola a Rebekah, ma aveva ottenuto che lei si fidasse: abbiamo già stabilito che non è stato carino rovinarle il vestito rosso e privarla del suo primo ballo della scuola, a tradimento. Quel gesto fa parte del suo training di nuova tosta, di cui dà dimostrazione in questo notevole episodio.
Ha cercato di adeguarsi alla situazione di volta in volta, ha accettato di dover pugnalare amici e nemici se lo riteneva necessario, ha ammesso di non sentirsi così tranquilla con se stessa in questa nuova “fisionomia”, rispetto a quella ragazza che i signori Gilbert – genitori/zii – conoscevano. E Matt pronto a dirle che non andava poi così male. Qui, interrogato da Elena sulla sua sorte, ha risposto che era fortunato a doversi preoccupare solo del suo turno di lavoro: mio Dio! È stato ferito a morte, è morto una volta, colpito e messo ko in diverse occasioni, fra un po' si romperà una mano: come minimo è un professionista degli eufemismi.
La doppiezza machiavellica di Elena, però duole, un poco, a lei e, molto, a noi quando si applica al virtuoso Elijah. Si è fidato di lei e lei lo tradisce, sempre per il fine – distruggere il pericoloso Klaus – che giustifica ogni mezzo: accettare che fra le perdite occasionali ci siano tutti quei vampiri originari di cui gli sceneggiatori ci hanno fatto gustare il lato umano. A proposito, il solitario e terrorizzante Klaus che ha inibito per secoli Rose, Trevor e perfino Katherine, ora che è solo uno di cinque figli fa un'altra figura, o sbaglio? Prima era perseguitato da un padre castrante, poi tradito negli affetti da Rebekah e perfino oggetto dei complotti di Elijiah, ora che si trova fra i battibecchi dei fratelli, con tanto di madre ingombrante, un po' mi fa pena. Ha bisogno anche di ricordare, a se stesso, mi sa, prima di tutto, che è lui l'ibrido immortale e invincibile! Persino Caroline gliele canta.
L'epica cambia faccia: Elena e Caroline chiacchierano al pub (bello quando chiacchierano!) e si avvicina Rebekah che lancia una frecciata alla sua pugnalatrice. Orribili epiche faccende legate ad antiche leggende, con vampiri immortali e vichinghi... si riducono alle guerre verbali delle adolescenti. È un po' come quando le beghe fra ragazzine, per l'importanza che assumono per le interessate, diventano grandi guerre totali, emotivamente e socialmente, dal loro punto di vista. Qui avviene il contrario. Si riduce tutto a “Ciao Elijah, che mi devi raccontare di nuovo?” “Ehi Rebekah, guarda che mammina si arrabbia poi!”. Al dramma ci si abitua ed Elena ha deciso di spalancare occhi per il terrore molto meno e affrontare tutto con le armi a sua disposizione: determinazione e doppiezza. In fondo ha ragione Damon, nel dire che somiglia molto più a Katherine! La parte della donzella in pericolo non la vuole più fare … o il meno possibile.
Altrettanto ovviamente la scena in cui Elena accetta il braccio prima dell'uno e poi dell'altro Salvatore è terribilmente glamour. Giocano sporco i nostri sceneggiatori e vincono facile, almeno con me! Una notazione: Kol e Finn. Nel casting degli attori si fanno scelte specifiche, un po' come per gli stessi protagonisti. Il vampiro buono Stefan (nella prima stagione) ha la faccia patibolare (diciamolo, nonostante gli occhioni verdi!) di Paul e il cattivissimo Damon il volto d'angelo di Jan. Fatto apposta! Ora, sinceramente mi aspettavo che Kol fosse dolce e vulnerabile (data la scelta di Nathaniel Buzolic) e Finn infido e crudele, e invece quest'ultimo è un cerimonioso gentiluomo che accetta di buon grado di morire quando sarà il momento (!) e il primo è l'ennesimo caratteriale fuori di testa. È come se ce ne volesse sempre uno nuovo, perché quelli di prima (Damon, Klaus) necessariamente si umanizzano e tranquillizzano – in genere via/innamoramento.
Elena e Stefan che ballano: l'emozione schizza dallo schermo, c'è chimica accidenti a loro... e io sono generalmente Delena! La nostalgia della vicinanza del suo ragazzo in lei e … in lui questo ballo, come un cedimento alla tentazione di farlesi presente, vicino, ora che Damon potrebbe portargliela via.
Klaroline: lei che vuole fare la sostenuta e lui che sonda i punti deboli, “Per il braccialetto che scusa hai?” La nostra eroina – ora lo è quasi più di Elena – cerca di mantenere un contegno, ma il corteggiamento intacca la corazza. In teoria lei dovrebbe essere lì per proteggere Matt. Sì, come no. E lui così affascinante proprio perché vulnerabile, un po' incerto. Odia che gli si dicano le cose in faccia, figuriamoci se gli si dice di no. Nei dialoghi successivi, poi, Caroline è la nostra bandiera, l'unica che si tenga stretta dalla parte dei buoni, quando suggerisce a Klaus la via del dialogo con suo padre, quando poi gli rinfaccia di non essere capace di rapporto, lui che non sopporta rifiuti e vuole manipolare anche l'approvazione degli altri. E lui soffre, disagio semiadolescenziale anche questo, e poi nella frase dietro il suo disegno (è un'artista, cavolo!!) rigira la questione: Caroline gli ha inveito contro, l'ha contraddetto... e chi lo fa? E lui apprezza la sua franchezza. Così come stanno le cose può ancora ritornare mostro o mantenersi umano, le due strade sono aperte. Il personaggio è veramente ben sviluppato.
E ora, in ultimo parliamo di Damon. Cioè, il problema dovrebbe essere il controllo? Ed è Stefan che ha il coraggio di dirglielo? Damon, a mio parere avrebbe il diritto di essere ascoltato; è vero che non lascia a Elena molto spazio per le sue iniziative, ma è anche vero che ha una visione più lucida della situazione e, semplicemente, non si fida di Esther perché non ha molti motivi per farlo. Lui ha un quadro abbastanza limpido degli Originari e forse Stefan ed Elena no. Lo stanno discriminando. Lo tacciano semplicisticamente di essere un maniaco del controllo (Stefan) e di essere un problema con i suoi sentimenti, un ostacolo (Elena). L'amore quindi sarebbe una pietra d'inciampo? E come ci siamo arrivati a questo? Detto da uno che è andato fuori di testa in varie declinazioni e che dichiarava e dichiara di non sentire (lo so che lo sappiamo che lui lo sa che non è vero) e da una che ha deciso di usare la testa e non il cuore, ammettendo il tradimento come metodo nelle sue varie sfumature -Jeremy, Damon (collo spezzato), Stefan (verbenizzazioni varie), Eliijah. Comunque il Damon che sclera ci piace sempre un po', stavolta poi ha rotto il collo a un originario antipatico per difendere Matt (100 punti); e poi, come si vendica? Mica tanto sconsideratamente! Se voleva colpire Elena questo era davvero il metodo più intelligente. Rebekah. Bisognava consigliarglielo, anche al di là della situazione contingente. Un modo di sclerare piuttosto ponderato e razionale, dopo tutto, che non guasta gli equilibri. E non vedo l'ora di vederlo la prossima volta.
Esther: è un personaggio che fa paura, l'ennesimo. Avete notato? Non sbatte nemmeno le ciglia mentre parla con Elena, e non muove un muscolo, con la fissità dei rettili. Abbiamo un altro adulto, oltre al padre di Caroline, che rimane intransigente di fronte ai suoi principi. Ha sbagliato nei confronti della natura e ora “è suo dovere” uccidere i suoi figli. L'ormai defunto genitore ha preferito morire pur di non diventare un vampiro. È la sua convinzione profonda, come lo è quella della mamma originaria, che ha aspettato addirittura per mille anni pur di arrivare a svolgere il suo compito. Anche Mikael era un po' così. Un vampiro che uccideva solo i vampiri, per principio, e perseguitava i figli per il male che avevano fatto. Qui ci si vuole suggerire qualcosa, vi pare? Avere dei convincimenti... ideali, forse sicurezze “religiose”? È sbagliato? La certezza di per se stessa, si vuole suggerire forse, è inquietante, assoluta, in fondo un po' “fascista”. Tutti i personaggi con principi specifici, a partire dal padre di Stefan e Damon, sono tratteggiati come mostri. Questo potrebbe essere comprensibile se all'opposto di questa posizione ci fosse una generica fluidità, un'apertura verso l'altro, tipo ad esempio la convivenza fra umani e vampiri che si è inaugurata a Mystic Falls, “l'altro lo accetto in base alla sua positività al di là della sua appartenenza alla razza dei vampiri o a quella degli umani”. Ma qui si sta, a mio parere, suggerendo che “a mali estremi estremi rimedi”, così potremmo chiamare questa zona grigia in cui Elena sta sguazzando e in cui si contempla la possibilità di venire a patti con il senso di moralità più spicciola. È stata costretta... sarà, ma questa transizione dove la porterà? Direte che Katherine a suo modo è più simpatica, come tutti i cattivi. Questo è ok fino a quando spezzare il collo altrui non diventa semplicemente la soluzione più facile, come per Damon prima della cura, o addirittura più godurioso, come per Stefan dopo la cura/Klaus. Attenti ai messaggi subliminali.
Proprio la luminosa Caroline, ultimo baluardo della moralità, comincia a pensare che in fondo Klaus è tanto dolce.... In mille anni quanti morti avrà sulla coscienza? Voglio dire che non può essere perdonato? No, è solo che ci deve essere la cognizione, la coscienza, anzi, che di un perdono c'è bisogno, perché le cattive azioni portano le loro conseguenze, che si pagano. Senza questa coscienza stiamo guardando le avventure di tanti antichi e nuovi Dorian Gray. E del ritratto, che dice la verità, lassù in soffitta, ce ne vogliamo scordare. La cosa poi secondo me sfuma nell'altra di cui abbiamo parlato prima: Stefan rinfaccia a Damon di “tenerci troppo”. Amare troppo? Il troppo amore, la troppa emozione è un bene o un male? Forse il male è confondere l'amore con l'emozione. Serve freddezza per comportarsi “razionalmente”? Usare la ragione vuol dire attenersi a dei principi o è il freddo calcolo? L'azione morale da dove nasce? Dall'amore (prima viene chi amo e poi tutto il resto – ehi! in questa categoria può rientrare anche Katherine)? Dall'applicazione di principi in barba a tutto il resto (preferisco morire, anche se il contrario mi permetterebbe di stare con mia figlia)? Dal porsi un fine (uccidere il crudele originario che ci minaccia) ed essere disposti a tutto pur di raggiungerlo?
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