Le scene fra i due fratelli Salvatore di questa puntata scendono dolorosamente nella ferita profonda del loro rapporto e sono probabilmente, nelle intenzioni di Julie Plec, la summa, il cuore della serie. Perché, ripetiamocelo ancora, qui non ci sono solo triangoli, anzi. Sin dall'inizio abbiamo una profonda inimicizia fra fratelli, che sì, viene esplorata spesso, sviscerata nelle sue ragioni del passato, ma spesso riproposta con angolazioni differenti e sempre nuove nuance psicologiche.
In questo episodio Stefan mi piace perché non è solo il fidanzato affidabile, e così infatti ne parla Elena a Matt, né solo il ripper, né lo Stefan indifferente senza umanità: queste facce si sono riunite in un'unica maschera di dolore. Non voglio dire, con la mia affermazione di prima, che Elena non lo conosca e non lo ami, perché l'abbiamo vista lottare contro ogni evidenza nella fiducia che sotto lo Stefan ripper ci fosse il suo Stefan: non si è fermata inorridita davanti al suo talento di squartatore e questo va a suo merito, ma per ora non sta guardando fino in fondo alla voragine di dolore che per lui è essere lo squartatore di Monterey. Perché in questo episodio Stefan si è reso conto che non può semplicemente smettere di essere quella persona lì e questo lo distrugge. Elena ora non vede, ma Damon sì.
Damon qui raggiunge, a mio parere, il vertice del suo percorso; perché, da mostro di indifferenza che era prima, ora ci tiene, è capace di amare e dimostrare il suo amore senza paura. Ma vi pare facile? Dopo aver odiato per decenni e decenni? C'è della perfetta coerenza in quello che sta facendo e non ditemi che questo cambiamento non sia stato innescato dall'amore per Elena! Con lei ha cominciato a cambiare, ma quando le dà un bacio sulla fronte dicendo che non la merita, aveva già preso le misure per l'amore gratuito, quello massimo. Ora secondo me non è tanto o solo per la frase che lei gli ha detto al ballo che lui si è allontanato, ma anche per ciò che gli disse Klaus alla famosa cena: “Voi Salvatore siete la cosa peggiore per Elena”. Ma il punto non è questo: Elena è stata l'elemento che ha sbloccato la sua umanità, ha cominciato a tenerci alle persone - una “piccola lista” - e, soprattutto ha riconosciuto con se stesso l'importanza del rapporto con il fratello. Letteralmente ha cominciato ad “ascoltare” qualcuno, Elena, per esempio quella notte sul suo letto quando lei gli ha sussurrato che era attraverso lui che Stefan si sarebbe salvato e non attraverso di lei. Essere chiusi nell'indifferenza emotiva vuol dire che tieni gli altri fuori, poi incontri qualcuno e di nuovo entri in rapporto con la realtà, accettando il rischio che talvolta questo ti faccia sanguinare il cuore.
In questo episodio abbiamo conosciuto, come è stato giustamente detto, la Lexie di Damon: Sage. Un Damon triste e serio, senza speranza perché ha perso il suo unico amore, Katherine, e per cinquant'anni, CINQUANT'ANNI!, vaga come vampiro standard, si nutre e continua a respirare. Sage gli insegna a trarre piacere da ciò che fa e da ciò che è, non certo ad amare. Ma dopo di lei, Damon Salvatore è l'edonista che conosciamo. Damon voleva, nel flashback e ora, nel presente, vuole dimostrare al fratello che si può essere un vampiro senza uccidere. Ma quando l'ha imparato? Dato che l'abbiamo visto, sconvolto da questo stress da cambiamento, uccidere la povera automobilista? Lo sta imparando ora, questo equilibrio lo sta vivendo adesso che l'amore per Elena l'ha introdotto nel rapporto con gli altri.
A lui ovviamente dispiace davvero (un po') per Bonnie, ma la sua priorità è Elena, per quanto ritenga di non poterla o doverla avere. E la ascolta. Tanto che quando lei gli dice “Se continui ad allontanare le persone, finirai per rimanere solo” lui ci pensa su. La frase l'ho trovata un po' assurda, detta da lei, ma ciò non toglie che Damon la ascolta letteralmente perché grazie a lei visualizza le sue vere priorità. Così guarda, ascolta il fratello, percepisce il suo dolore e decide di prendersene cura, a modo suo. Ma vi rendete conto di che coraggio ci vuole per superare quel muro che li ha tenuti separati per tanto tempo? Lui stesso diagnostica la differenza fra coalizzarsi contro un nemico e stringere un legame. E va, consapevolmente, oltre. Glielo dice. Nei flashback capiamo tutto: il perché Stefan sia diventato lo Squartatore di Monterey dopo la cura di Lexie e come Damon abbia trovato un altro modo di esprimere la sua rabbia di essere diventato un vampiro a causa del fratello: scegliendo di non seguirlo, di lasciarlo al suo destino. Questa è la colpa che sente. Gli sta dicendo, in pratica che il fardello della propria colpa non deve portarlo da solo! Alla fine della scorsa stagione, sul letto di morte (si fa per dire) aveva riconosciuto che era stata sua la responsabilità di aver seguito Katherine e dunque quella di aver intrapreso quella strada scegliendo di succhiare il suo sangue, ora comprende che nel 1912 ha lasciato il fratello al suo destino e alla sua dipendenza dal sangue e la morte e il dolore che ne sono conseguite ricadono anche su di lui.
Stefan davvero comunica il dolore senza fondo di avere un mostro dentro, che lo rende schiavo. Non riesce ad accettare l'aiuto di Damon e lo stesso pensiero che lui voglia davvero aiutarlo, dapprima, perché essere vampiro ha significato anche proprio solitudine, alleviata solo da Lexie e poi dalla speranza di poter vivere la felicità con Elena. Gli mancava suo fratello, per questo l'ha trasformato allora, per questo lo invita a bere nel 1912, ma non riesce a credere ora, davvero, di non essere più solo con tutto questo senso di colpa e questa impotenza. Non può accettare l'amore di Elena, ma forse quello di Damon sì. Un fratello minore che ritrova il proprio fratello maggiore che gli dice “Mi prenderò cura di te. In ogni momento. Finché non avrai più bisogno di me”. Perché? Perché tu sei tutto quello che ho. Non perché ora Elena non fila Damon, ma perché semplicemente questo è vero. È una delle scene più belle che abbia visto. Non sono più soli e, guardandosi negli occhi, hanno potuto mostrare se stessi nella propria profonda vulnerabilità.
Le contraddizioni sono molteplici comunque e rendono intrigante lo show, perché? Perché gli sceneggiatori ci offrono per così dire anche il punto di vista straniante di Matt: prima vampiri col punto di vista all'interno e poi visti da fuori. Cavolo! Succhiasangue in un vicolo attaccano e dissanguano una donna inerme. E lo fanno perché semplicemente è la loro natura. Ma per capire come stanno le cose fino in fondo bisogna calarcisi dentro, giusto? “Elena! Andiamocene!” E quindi la domanda sorge spontanea: Come fai ad amarli? E qui Elena mette a nudo il proprio cuore (brivido per la crudeltà del fatto che lo faccia proprio con il suo ex) Stefan la faceva sentire finalmente al sicuro, perché non l'avrebbe lasciata mai, morendo e Damon... “Damon ce l'ho sotto la pelle, anche se non voglio”. Dichiarazione d'amore schiva, ma non per questo meno eclatante! Tutti fanno i loro passi: crescono in consapevolezza e, nel rapporto con un altro, ammettono le proprie debolezze e capiscono qualcosa in più di sé.
1° Stefan comprende che non può farcela con le proprie forze, che non è davvero solo e che suo fratello lo ama; 2° Damon ammette con suo fratello che tutto ciò che si ha sono le persone a cui si vuole bene; 3° ed Elena tira fuori a parole, senza paura di essere giudicata, il suo bisogno e la sua debolezza: desiderare l'amore per sempre e nonostante tutto. È come se tutti e tre i personaggi principali, in questo episodio di riflessione e transizione, mostrassero insieme le loro diverse sfaccettature e non a blocchi separati, cosicché noi possiamo vedere i diversi lati di ognuno in maniera più unitaria del solito: così capiamo come può Stefan essere contemporaneamente buono e mostruosamente killer nel dolore della sua ferita insanabile, Damon edonista gaudente e capace di sentimenti profondi e disarmati, Elena saccente e vulnerabile al tempo stesso, conscia finalmente che l'amore è amore, e lascia il segno.
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