martedì 23 ottobre 2012

Downton Abbey e Dexter in una sola serata?

Ok, e ora un commento in diretta. Ieri ho guardato due serie molto diverse: Downton Abbey e Dexter. Ah, a proposito, quel che segue potrebbe essere SPOILER per chi non segue la programmazione rispettivamente inglese e americana, ma non voglio spoilerare coscientemente, vorrei solo esprimere alcune considerazioni da "maniaca seriale", secondo la geniale definizione di Chiara Poli.
Vedere serie tv è una botta di adrenalina. Questo forse lo sapevamo, già. Ma certe volte davvero me ne stupisco, soprattutto quando mi capita di non riuscire a godermi più i film. Quel che succede nelle serie infatti è come se toccasse personaggi familiari, di cui si conosce la storia pregressa, che, in qualche modo, abbiamo "visto nascere".
Downton Abbey è una serie inglese che trovo meravigliosa. Non solo per i costumi e le ambientazioni impeccabili, per la sceneggiatura originale, per i personaggi mirabilmente interpretati da attori con i contro ... fiocchi, ma anche perché tocca argomenti così profondi, così radicati nella storia e nell'umanità, che, a essere empatici come me, uccide. Nella puntata di ieri la 3x04 sono successe cose ... che non voglio dire, perché spero che chi non l'ha ancora vista la guardi, ma c'è l'ottusità aristocratica, il maschilismo, la morte di parto di tante, troppe donne, c'è l'amore, c'è la freddezza, c'è la strepitosa recitazione di Maggie Smith, c'è il pregiudizio e il tentativo di ricominciare, la solitudine, la cattiveria, l'empatia e la speranza.
Io ho un limite, lo riconosco, nel mio recensire: non mi interessa criticare quello che dovrebbe accadere e non accade, o giudicare le scelte della sceneggiatura e della regia. Ogni tanto lo faccio pure, ma en passant. Preferisco lasciarmi affascinare da quello che c'è. E quando una serie mi scatena riflessioni che vanno più in profondo rispetto all'epidermide di quel che vien fatto accadere, be' allora sono contenta. Anche se questo spesso si traduce in insonnia da overload emotivo.
Qui Downton Abbey mi ha ricordato l'urto di The Body, l'episodio di Buffy The Vampire Slayer in cui muore la madre si Buffy e Joss Whedon non fa assolutamente nulla per risparmiare allo spettatore il gelo degli istanti che passano davanti al'ineluttabilità della morte. Nessuna colonna sonora, nessun taglio, nessun sollievo. Niente sentimentalismi. Le storie si abbarbicano alla realtà, certe volte, proprio perché possono allontanarsene, ma da questa partono.

La luce di Sybil e il buio di Dexter. Eh sì: in una sera Dexter e Downton Abbey costituiscono un connubio ben strano. L'agitarsi sotterraneo della modernità sotto le superfici compassate del mondo inglese degli anni Venti e la paura che il Male vinca su tutto della contemporaneità americana. Adoro Dexter perché porta in scena l'insanabile contraddizione fra l'insopportabile impotenza della giustizia del sistema, ma dell'umanità tout court - come se la giustizia divina fosse colpevolmente assente - e il desiderio che l'amore sani tutte le ferite. Se proviamo ad amare, se ci sforziamo con tutti noi stessi di essere degni dell'amore di chi amiamo non saremo anche degni di esistere? e non sarà una buona cosa se cerchiamo di supplire alle ingiustizie che vediamo? Possiamo - in altre parole - continuare lecitamente ad essere dei serial killer?
Eppure quello che mi incolla, in questa settima stagione di Dexter, è la dinamica emotiva fra Debra e Dexter. Fratello e sorella? Sì e no. Due mondi che gravitano l'uno attorno all'altro con un carico di dolore, di desiderio d'amore, di repulsione, di paura e di rabbia .... tanto che tolgono il respiro.
Wow.
Se volete dormire sonno tranquilli, insomma, non vedete Downton Abbey 3x05 e Dexter 7x04 insieme. Oppure sì: de gustibus.

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