Ecco, gente di Tvd, il mio recap alla 3x20, già pubblicato mesi fa su TVD Italia. Accidenti quanto calza con le puntate della quarta stagione!
Non vorrei correre il rischio di disidratarmi ancora, commentando le due scene più incredibili ed emotivamente coinvolgenti di questo episodio, ma forse un po' lo devo fare, sperando che il pc non mi vada in corto per l'eccessiva umidità in giro.
Il momento quando Alaric esce dalla cripta e trova la sua famiglia allargata a salutarlo...
... e a piangere più o meno apertamente per lui è struggente, accompagnato dalla musica, dalla coreografia (lasciamo perdere la domanda su chi diavolo sia stato a portare le candele), dai costumi anni Venti della Decade dance. È una specie di manifesto della volontà dei produttori e degli sceneggiatori di fare di questa una serie particolare, e particolarmente glamour. Ma bando alla promozione.
La seconda scena è quella della bromance Dalaric. Fiumi di lacrime.
Chiediamo aiuto a una sana razionalizzazione in attesa di giovedì prossimo.
Mi è sembrata una parola chiave quella pronunciata da Esther, creepy Esther, riguardo ad Alaric e al suo “true self”, al suo vero sé.
Tutti, o molti – perché apprezzo davvero la coerenza gentile e un po' rassegnata di Matt Donovan – qui si aggirano nell'incertezza del proprio vero sé. Ne abbiamo già parlato a proposito di Dr Jekill e mr Hide, ma qui urge qualche altra considerazione.
Anzi tre considerazioni: su Elena, su Caroline e su Alaric. In ordine inverso.
Devo premettere che mi hanno fatto pensare spunti letti nei vostri preziosi commenti, e in quelli dei nostri vari amici che si cimentano nei recap, Carina, Luigi e Thomas Galvin.
Alaric. Il “vero sé” di Alaric è quello cattivo e vendicativo? E questo lo dice Esther? Che poi il punto non è quello della cattiveria o della vendetta, ma di quel senso di giustizia elementare in base al quale vampiro (essere che succhia il sangue e spesso uccide persone non consenzienti) = cattivo e dunque: umano con le palle(difensore degli inermi) = distruttore di vampiri. È praticamente un'equazione che la serie vuole dimostrare errata. Esther dunque svolge le funzioni di santa protettrice del consiglio dei Fondatori, benché in effetti sia lei ad avere cominciato tutto il casino.
Ovunque sento dare per scontato che il buon Alaric non tornerà più. Ma scherziamo? Non credo di poterlo sopportare. Quando il mito Thomas Galvin dice che gira tutto intorno a Elena, prendendola in giro, ha davvero ragione, perché lei, come si è detto altre volte, è il fulcro attorno al quale la gente, oltre che morire in verità piuttosto facilmente, è disposta a stringere legami umano/vampiro/licantropo/ibrido/strega. Lei è il centro amoroso dell’aggregazione, per quanto ciò possa darci fastidio. E Alaric è un esempio di questo: il cacciatore di vampiri che diventa di questi il migliore amico. L’ipotesi è che si sia dannato e si sia messo a bere perché nella sua esistenza c’era una contraddizione insanabile? Però Carina ha ragione quando dice che Jenna non l’avrebbe nemmeno incontrata se non fosse andato a incocciare nel mondo di Elena & Co.
Nella 3x19, durante il suo dialogo con Stefan, Alaric chiarisce che lui non è soggiogato, non è posseduto, e dunque il mr Hide è il suo vero io, che odia la promiscuità con i vampiri che tanto male gli hanno fatto. E in quel momento Stefan, che sta opportunamente metabolizzando il suo grosso problema di dipendenza, gli dice che il punto è il suo lato oscuro e che tutti ce l'abbiamo. Bene e male si fronteggiano, naturalmente, ma soprattutto sorge la domanda, importante per tutti, “Chi sono veramente io?” e anche “Che cosa deve dettare il mio rapporto con gli altri, la giustizia? (che sembra escludere la pietà) o l'amore? (che mi fa vedere prima di tutto l'umanità dei miei nemici, tanto che in nome di ciò che ci rende uguali nasce la solidarietà)?
Damon e Alaric, se non erro, hanno legato la prima volta quando si sono resi conto che avevano sofferto entrambi per una donna che li aveva abbandonati e traditi, Isobel per Ric e Katherine per Damon. Quello che li accomunava era più di quello che li divideva: siamo poveri uomini e abbiamo entrambi un dolore.
L'amicizia di Alaric per Damon è stata importante quasi quanto il suo amore per Elena. In questo percorso ha fatto male a tutti e due (uccidendo due volte Alaric e uccidendo Jeremy davanti a Elena per dirne una), ma ha cominciato a capire cosa vuol dire avere rapporti. Poi orgoglioso com'è, con Ric ci ha messo parecchio a chiedergli scusa, ma gli occhi lucidi di Ian Somerhalder durante quel dialogo così dolce e virile hanno bilanciato perfettamente la recitazione sobria di Matt Davis.
Quanto scommettiamo comunque che prima della fine della stagione il buon Alaric lo vediamo tornare? Almeno prima di svanire per sempre. E se non è così … annegherò nelle mie lacrime!
Caroline. Il “vero sé”. Premesso che JoMo deve rimanere sennò la Plec è scema, tutta questa faccenda che “un giorno (o un secolo a venire) tu, cara Caroline, desidererai andare oltre il fascino di torello di paese di Tyler e vedere il mondo… e allora io sarò lì” non vuole forse suggerire che al di là delle apparenze del presente il proprio vero sé è qualcosa che i nostri cari eroi ancora non conoscono? Anche al di là del normale avvicendamento dello shipping, per cui se Elena è stata prima con Stefan e poi deve stare con Damon, e dunque anche Caroline, avendo esaurito i compagni, dopo Matt e Tyler (se la fanno flirtare anche con Jeremy mi mangio il cappello!) dovrà provare interesse anche per Klaus, il suggerimento è che semplicemente qui ci sono diciottenni in divenire. Vero è che potrebbe capitare di rimanere in divenire pur avendo mille anni, come la povera Rebekah … ma la necessità di crescere non viene meno per questo. Quando Thomas Galvin nel suo esilarante recap ricorda che alla nostra povera Originaria basta una dilatazione di pupilla per ottenere tutti i maschi che vuole, ci fa realizzare che lei ha bisogno pure di sentire di “meritare” che il quarterback della squadra la trovi carina e la fili. Così come Klaus, ferito dopo quel lieve spostamento nello sguardo di Caroline, diventa da temibile ed affascinante nemico in un istante “il ragazzo non amato da mille anni”. I
l “true self”. Prismi sono; prismi siamo che riflettono l’ombra e la luce. La Caroline che molti trovano parecchio moralista forse è solo un personaggio che gli autori stanno spingendo da quella parte, nelle braccia muscolose e nel cuore semplice di Tyler, per poi lavorarci su per contrasto nelle prossime stagioni e far nascere in lei desideri diversi e dubbi che ora non ha. Tutti elementi legati alla figura piena di chiaroscuri di Klaus, soprattutto se, come dicono gli spoiler, questi mostrerà tratti positivi prima di ritornare il nemico letale. Insomma sto cercando di decodificare i messaggi di Plec & company, la prospettiva che vogliono suggerirci, che il “vero sé” è qualcosa che nasce con difficoltà e dolorosi spasmi da mutamento. Un po' come per Stefan e Damon le cui personalità sono state meglio esplorate in queste stagioni. Certo è da vedere se tale prospettiva assumerà la dignità esistenziale, “culturale” che questa serie meriterebbe o se diventerà semplicemente escamotage per esplorare tutte le possibili shipping auspicate dall’audience. Ricordiamo però che il nostro sguardo scettico, tanto vicino all’oggetto del nostro guardare, deforma un po’ la nostra visione. Cerco di spiegarmi meglio parlando della nostra …
Elena.
Nei commenti @NancyCrisa diceva che Elena non trova dignità alla sua esistenza come personaggio solo per corrispondere o meno all’amore di Damon o a quello di Stefan. Qualcun altro, forse Carina, notava anche che Elena cerca di capire, piuttosto “fattivamente” in verità contro il muro del motel, cosa prova per Damon perché glielo dice Stefan e va al ballo con Stefan stesso perché glielo dice Caroline. Cioè, e ce ne siamo ormai lamentati tutti, Elena non prende decisioni personali, non sa chi è, chi dovrebbe essere, cosa dovrebbe fare. Tutti noi odiamo i suoi comportamenti esitanti e contraddittori. Sa che ama Stefan e Damon la sconvolge. Sa che ama i suoi amici. Thomas Galvin trasecola perché davanti alla imminente morte di Alaric lei dice “Ora sono sola”. Il punto è quello di prima: ha compiuto da poco diciotto anni e la precarietà e la perdita sono la norma per lei.
Scusate se cito sempre Buffy, ma la cacciatrice, da poco maggiorenne, morta la madre, passa un lungo periodo di negazione lasciando le sue responsabilità di persona precocemente adulta, fra cui la cura educativa della sua sorella minore Dawn, al suo Osservatore, perché semplicemente non ce la fa ad affrontare questo cambiamento così drastico. Per questo il buon Giles decide di partire lasciandola sola, affinché lei accetti, con una cura d'urto, le sue responsabilità. Succederanno casini inenarrabili poi. Qui Elena è in una situazione simile: non sta cercando di partecipare alle Olimpiadi dell'egoismo, ci sta ricordando che non sa chi è, che non c'è più nessun adulto a cui appartenere, o che ti faccia da supporto almeno, come Ric faceva, che non è pronta alle scelte, ne ha paura, perché ha diciotto anni e si sente il peso di colpe e responsabilità enormi. Come è stato giustamente detto è a un bivio e vivere storie d'amore con i vampiri non ti dà prospettive valide, se la trasformazione non è fra le opzioni. Non tener conto di tutto ciò sminuisce il personaggio. Il suo “vero sé” è in divenire, eppure qualcosa di epocale, come sempre, sta per succederle.
Gli sceneggiatori stanno cercando di mettere il triangolo in prospettiva rispetto all'esigenza di arricchire di sfumature (forse, speriamo) il personaggio di Elena. È come se stessero tirando una molla – l'hanno tirata troppo, lo so – e ora probabilmente in questo finale di stagione lei andrà a finire di schianto dove vogliono mandarla. E mamma mia! Prepariamoci emotivamente!
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