Stefan è stato stupendo. I tratti del suo carattere ci sono tutti, ma è ancora un'altra versione di sé. In questo episodio, ma in verità direi in tutti fino adesso, ogni tanto un personaggio prende un cliché, uno di quelli nostri, di noi fan intendo, se ne impossessa, lo rivolta come un calzino e lo usa per prenderci in giro: “l'insaziabile e bramoso squartatore di Monterrey”.
Questo Stefan è naturalmente distanziato dalle gesta contenute nei famosi diari, ne rabbrividisce, ma con nonchalance, e trasecola, come abbiamo fatto noi, per un vampiro che strappa le gole delle sue vittime, ma non getta le carte per terra. La propria moralità dissociata la contempla con un sopracciglio alzato e uno sguardo molto ironico. La sceneggiatura ci propone l'escamotage di una ripartenza, un fresh start che vira subito furbamente nella bromance con la scena del divertimento possibile solo a due fratelli vampiri che stanno rinsaldando un legame. Damon avrà rubato la macchina apposta? Con la sua non avrebbe fatto mai quello scherzetto.
Davanti a una dolce e calda giugulare palpitante il nostro sagace Stefan matura una pensata che non fa una grinza: “Ma forse uccidere nostro padre e farti diventare un vampiro e tutto il trauma legato a questo è ciò che mi ha reso un vampiro che si nutre delle persone e poi gli stacca la testa, ma ora che non ho più tutti quei ricordi e quel senso di colpa, forse non avrò più il problema di squartare la gente”. Ciao ciao noioso Stefan. Ce la faremo questa volta a salvare dall'altalena morale e dallo sdilinquimento Elena-mode il povero Paul Wesley?
Ormai invece l'offerta “toracica” di Jeremy è free, per noi e per Bonnie. Ma la crescita del giovane Gilbert non è solo un fatto di centimetri: comprende di dover prendere una decisione, per se stesso e per Bonnie. Steven Mc Queen la recita bene, senza eccessi, in tono naturale ma sentito: i vecchi di Hollywood, compreso il suo amatissimo nonno, non lo disconoscerebbero. Un particolare: Bonnie dice a Jeremy “Tu non eri quello che rispettava le mie decisioni?”. In seguito Elena svelerà allo Stefan smemorato questo elemento del loro rapporto: lui rispettava le sue decisioni. È qualcosa di controverso, mai di facile soluzione io credo, se Stefan avrebbe dovuto o meno rispettare la volontà di Elena di salvare Matt, certo però in questo episodio noi vediamo Jeremy alla fine non rispettare la decisione della sua amica fantasma e questo perché il ragazzo dolorosamente cresce, comprendendo che spetta a lui forzare Bonnie ad andare avanti, proprio perché la ama. Amare è prendersi la responsabilità.
Comunque poi persino la tanto giustamente esecrata tendenza a usare Bonnie e la sua magia come panacea per tutti i mali qui viene contestualizzata, lasciata emergere e risolta in senso diegetico, come fosse una tendenza non degli sceneggiatori quanto dei personaggi. Tutti la cercano perché a certi problemi non c'è soluzione se non con un apporto extra in stile Bennet, ma anche perché è una di loro, perché manca alla loro vita e perché sempre ha accettato la responsabilità di badare a loro proprio a causa delle possibilità che la magia le offre. Umanissimo Matt che dubita di aver sbagliato qualcosa, tanto da causare il silenzio dell'amica.
La cameriera del bar si lava le mani e nello specchio appare il volto del giovane Salvatore quasi in trance per l’effetto che il sangue gli scatena. Lo specchio è un classico, che per contrasto mi ricorda il vecchio caro Dracula che non si rifletteva negli specchi – dopo aver letto il libro di Stoker, davanti al lavabo mi guardavo ossessivamente alle spalle –, qui invece Stefan contempla ciò che è, la brama di sangue, il fascino della paura che infonde nella preda, immobile per quelle arti vampiriche che gli si svelano per ciò che sono: potere puro. C'è un allentamento dei freni inibitori che ci riporta allo Stefan appena trasformato; è un po' l'equivalente di quella scena in cui Damon incontra per la prima volta una Elena a cui non è capitato ancora nulla. Elena allora e qui Stefan corrispondono a quei dati della loro personalità che sono come vergini e non – come potremmo pensare – puri e “morali”, ma attratti dalla vita, dal pulsare dell'energia e del pericolo.
“Anche se il pensiero di ucciderti mi fa rabbrividire, questa fame che sento dentro di me è molto più forte”. Questo è Stefan: affascinante anche proprio perché ripper di vocazione, col senso di colpa che qui deriva da un giudizio, da una certezza morale irriflessa, non dall'esperienza dolorosa e shoccante di aver, in passato, concepito, scelto e attuato il male.
E poi su questa tabula rasa gli sceneggiatori sagacemente innestano un'altra verità a lungo dibattuta “Com'è che non mi ricordo di te? Voglio dire, sei intelligente, carina e divertente. È chiaro che sei la donna più forte del mondo, se sei riuscita a superare tutto questo”.
Elena ha vissuto esperienze tali da far morire di crepacuore chiunque e nonostante ciò ha perdurato. Lei è forte, intelligente e divertente. Per dimostrare tali attributi ci sono volute quattro stagioni, di cui questo episodio appare come un compendio dimostrativo. Che sia forte lo hanno dimostrato le avversità prostranti che ha superato; che sia intelligente il suo modo non convenzionale di combattere le sue battaglie sia con le capacità umane e poi con quelle da vampiro, sia con lo switch off che con lo switch on; che sia divertente, a parte quale lieve intermezzo, lo hanno dimostrato soprattutto i mesi passati a fiorire con Damon, in una spensieratezza maliziosa e solare che è stata sostanzialmente un dono di … sì di Bonnie.
Comunque “Ho avuto persone fantastiche che mi hanno aiutata”: questa è l'altra parte della storia, sia quella fatta del triangolo più ricco, sfumato e sfaccettato che io ricordi (non so voi) sia quella costituita da prisma luminoso della famiglia allargata che in quest'episodio non a caso si riunisce. È come se The Vampire Diaries, dopo aver ricapitolato le vicende trascorse, dopo aver gettato le basi per la trama principale di quest'anno, ora ripartisse dai fondamentali, ora che gli Originari sono migrati e s'ha da ricominciare.
Ed Elena e Stefan … sì flirtano. Si fa? Col tuo ex? E intanto stai con Damon? Sì, si fa. Non perché si debba, ma è che con una persona con cui c'è un legame, con cui sei cresciuta, che hai conosciuto nel profondo, che hai amato, certe cose restano. Non sempre certo, dipende dal tipo di legame, dipende dal tipo di persone, ma non è assurdo, è anzi dolce, perché è semplicemente riconoscere un dato di fatto, una sorta di imprinting che è più difficoltoso e urticante cercare di sfuggire.
“Chiaramente non stiamo più insieme, – mai stato stupido il ragazzo – quindi ho la netta sensazione che il mio staccare la testa alla gente ti abbia fatto un po' perdere interesse”. Questo sarebbe stato ovvio invece no: ecco rivelata apertamente la contraddizione manifesta della personalità di Stefan.
“A dire il vero, no. Tu eri la persona più sensibile che io avessi mai conosciuto. Detestavi far del male alla gente. Il senso di colpa ti avrebbe distrutto”. Insomma la moralità di Stefan era derivata. Come spiegare? Non fai il male non perché un amore grande ti muove il cuore (origine pura della moralità, di cui le regole sono solo derivati), ma perché se no ti senti troppo uno schifo. Sempre moralità è, ma in qualche modo non risolve davvero il nodo dentro.
“Ti tenevi sempre sotto controllo” dice Elena: appunto.
“Quindi ti ho annoiato a morte, vero?” ecco qui l'ipotesi gettonata da molti: il noioso Stefan, noioso perché “buono”, perché morale. Assunto che diventa per causa originante o per conseguenza: la moralità è noiosa. Il nuovo Stefan ci arriva subito e, con la stessa superficialità di chi non ha sperimentato la dannazione del male e del bene che combattono ogni volta sempre daccapo, senza requie, si unisce al coro.
Al ponte entrambi sperimentano l'attrazione, Stefan sente che lei è l'unico vero antidoto all'urgenza di ferire, di nutrirsi: per Stefan Elena è quell'amore seguendo il quale la vita si capovolge e torna in qualche modo al suo posto. Pochissimo tempo per comprenderlo, pochi istanti per capire che non è possibile che tutto sia così facile. Ancora meno per dimostrare come il ritorno della fame diventi un mezzo di ritorsione per una personalità passivo aggressiva. Un colpo duro per lui, sì, ma talmente veloce da restringere in un lasso di tempo brevissimo quanto già vissuto. Ed Elena non sa, non può spiegargli come e perché invece Damon sia per lei la risposta giusta della sorte, qualcuno che non ha mai fatto pesare il proprio bisogno di lei, che l'ha aspettata, senza speranza, con talmente tanta pazienza e gratuità da essere disposto a sacrificare la propria vita non solo per lei, ma anche per Jeremy, purché lei non soffrisse. Qualcuno che ha visto in lei più di un angelo pacificatore, ma una donna con una voglia di vivere e osare schiacciata dai dolori e dalla responsabilità di essere quella per cui tanti sono morti.
E così, in questo percorso sono dichiarate, manifeste, quelle nuove basi della personalità di Damon – nel suo straziante dialogo con un Jeremy virile nella sua dolorosa decisione – che dimostrano che, per via di Elena, ma inesorabilmente e indipendentemente da lei, quelle ora sono le persone che ama, senza più infingimenti: il piccolo Gilbert tanto bistrattato e la perduta Bonnie, in passato a stento tollerata. Jeremy cerca di spiegare e lui mormora “no”, rivelando, negli occhi che si allargano, intera la sua vulnerabilità, quella che, ferita più di un secolo prima, si era nascosta troppo bene sotto la ribellione e il sarcasmo di fronte al disamore del padre. E subito pensa a lei “Se lo dici, tutto nella vita di Elena andrà a puttane”.
Perde la testa, sembra scattato quel click che lo fa sclerare, poiché la morte di un altro di loro non è umanamente sopportabile, va verso Jeremy e quel che fa getta il velo definitivamente sulla capacità di empatia, sull'immediata comprensione di quanto deve essere costato al ragazzo portare per tutto quel tempo quella realtà pesante come piombo, da solo, mentre tutti parevano assestarsi e rivivere lentamente. Quella solitudine la conosce e Jeremy è ancora un ragazzo, che ha mentito e ha taciuto nel tentativo di convivere con la consapevolezza che Bonnie è morta per lui, per riportarlo in vita.
Che dire della scena del funerale? Ho notato che il dolore di Elena è stato più espresso, lacerato delle volte in cui ha dovuto piangere gli altri cari, questo forse non perché, come nel caso della morte di Jeremy il dolore fosse letteralmente troppo forte per poterlo reggere, ma perché in qualche modo poteva piangere; qualcuno – Bonnie – è morto perché lei potesse vivere, perché amava la stessa persona per cui lei stessa avrebbe dato la vita. È stata una scelta, sbagliata, arrogante nei confronti dei limiti stabiliti dalla natura, ma una scelta che ha portato vita, che le ha restituito la possibilità di andare avanti; la mancanza dell'amica, cocente e tormentosa può essere seppellita nelle braccia di qualcuno che ora lei può concedersi, qualcuno che la lascerà piangere e che potrà capire quello che la strazia. Anche Caroline ha visto tornare Tyler, almeno fino a quando non capiranno cosa ne è del loro rapporto, quel pezzo di sé che le manca potrà piangerlo anche lei in un abbraccio. È per questo che Bonnie sorride fra le lacrime e anche lei può accettare quel momento che aveva paventato tanto a lungo. Il dolore più toccante però, per me, è stato quello di Matt, virile e desolato.
Infine c'era qualcosa di strano in questo funerale? Siamo a Mystic Falls, il mondo delle streghe sta ancora solo cominciando a svelare i suoi misteri; da questo episodio di ripartenza può succedere ancora di tutto e gli sceneggiatori non credo possano aver paura di far ritornare persino miss Bennet; una cosa sola però: se io potessi, tramite ad esempio un Jeremy Gilbert o chi per lui, farmi una bella chiacchierata o chiedere un suggerimento a quelle persone che dovrebbero essere qui con me e inspiegabilmente non ci sono, quelle persone il cui numero conservo per anni in rubrica e l'impulso di telefonare alle quali, incoercibile, ancora mi sorprende, beh allora forse non sarei così tanto triste.
Ah! Antonella! Eccoti!
RispondiEliminaMi sentivo un po' persa senza le tue impressioni...
Inutile dire che concordo dalla prima all'ultima parola. Questo episodio è stato davvero la base da cui partire. Ho amato Stefan in ogni sua sfumatura, sia che scherzasse col fratello, sia che flirtasse con la ex di cui non si ricorda, sia che mandasse a quel paese baracca e burattini.
L'ho amato perché lui, da solo, giudica se stesso.
Non lascia che sia Damon a dirgli chi era, non lascia che sia Elena a definire come essere... ma permette a Caroline di dirgli "io so chi sei e non sei questo".
Stefan per quasi tutto l'episodio è messo di fronte a chi era prima. Si legge nei diari, si scopre nei silenzi degli altri, si autoanalizza ed arriva a delle conclusioni che il vecchio Stefan non avrebbe minimamente preso in considerazione, non mi riferisco all'apoteosi del "So... I'm an idioit!" (anche se ammetto di aver alzato il pugno in aria urlando "ce sei arrivato!"), piuttosto al suo rifiutare i consigli del fratello o al dover supportare Elena... ma più di tutto alla frase detta ad Elena "Don't worry. I'm not gonna go on a ripper binge", è qui che lui decide di non voler essere più lo Stefan che conoscono loro.
Ho adorato davvero tutto questo processo di metabolizzazione e superamento di una fase... è stato come assistere alle 10 fasi del lutto tutte in un episodio.
E per quanto riguarda l'attrazione-non attrazione con Elena e di Elena... beh... a chiunque è capitato di incontrare un ex con cui non si ha avuto il tempo di chiudere, ed in quei casi, inutile negarlo, ci scappa sempre qualcosa, che sia un bacio, una carezza o qualcosa di più, è così che succede. Il nostro corpo reagisce alla memoria di qualcosa che è stato, ma il nostro cuore no. Questo porta Elena a dire "i'm with Damon"... e non lo fa perché se lo ricorda alla fine, lo fa perché lo sa e lo ha sempre saputo, ma Stefan sembrava volersi ricordare di lei, di loro, e lei, povera stella, ci ha provato.
Damon lo amo sempre e sempre di più.
In questa 5^ stagione ed in solo 4 episodi mi ha devastata. Non credevo sarebbe stato più in grado di crescere dentro di me... invece mi è scoppiato dentro al cuore (come canta Mina) ed io ne sono sopraffatta. Il suo personaggio sembra sempre aver raggiunto il suo apice luminoso, invece sorprende sempre di più. Quando abbraccia Jeremy, quando passa dalla rabbia alla comprensione, quando passa dalla preoccupazione per Elena al dispiacere per Jeremy, lo fa in maniera così improvvisa e così travolgente che non puoi fare a meno di sentirti coinvolta anche tu in quell'abbraccio, in quel sospiro.
Che meraviglia... che spettacolo!
Vabbè. Ho finito di sproloquiare! Meravigliosa anche tu... Bacioni,
Vera.
Un abbraccio anche a te Venere e ... "ce sei arrivato!!" mi ha fatto morire!! :D
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