giovedì 6 febbraio 2014

Tvd 5x12 "The Devil Inside" – About Evil & Good

Ti piacerebbe essere giudicata solo sulla base di chi ti piace?” Ok, estrapolo questa frase e, per puro masochismo, la applico a me stessa: mi piacerebbe essere giudicata per ciò che mi piace? E subito mi vengono in mente le innumerevoli facce perplesse di miei coetanei (vecchi sì, abbastanza, grazie) che hanno sorriso, storto il naso e apertamente ridicolizzato il mio spassionato interesse per vampiri & co. e per The Vampire Diaries in particolare. E per Damon Salvatore ancora più in particolare. Se qualcosa o qualcuno ti piace ci saranno pure dei buoni motivi, no? E certo la gente può avere degli interessi per così dire “divergenti”, ma nulla è a caso, a tutto c’è un motivo. Io personalmente per spiegare a me stessa e agli altri perché mi piace il fantasy e vampiri, maghi ecc. ecc. ci ho pure scritto un libro. Lo dico perché secondo me c’è gente che, magari, si pone domande e gente che non lo fa: giudica e basta. Elena si è chiesta perché le piace Damon (oltre ai motivi evidenti a tutti e cinque i sensi di una donna eterosessuale)? 

Caroline si è chiesta perché le piace Klaus? Mi viene in mente “Perché non lasci che la gente veda il buono che c’è in te?” della 3x19. Nel cuore di tenebra Elena ha visto sprazzi di luminosità brillante, ha visto qualcosa in Damon che le ha fatto desiderare di abbracciarlo e di lasciarsi abbracciare. Forse ci ha scorto anche, come in uno specchio, frammenti della propria tenebra inquieta, quella che il periodo di switch off ha lasciato affiorare. Che Caroline abbia in fondo percepito in Klaus quella stessa mania di controllo derivante da una vulnerabilità ossessivamente negata? Solo quando si accetta di scrutare nel fondo della propria oscurità si può comprendere quella degli altri. È vero pure che la dozzina di omicidi involontari di Caroline non si possono comparare con le migliaia di morti liberamente e scientemente perpetrate da Klaus.

Il personaggio di Caroline è tutto giocato sulle sfumature del giallo solare e della leggerezza, quest’anno. Anche la sveltina con Klaus è inseribile in questo contesto. “Ti dico che cosa voglio”. Sesso selvaggio in un bosco? Se Caroline avesse voluto indagare su tutte le sfumature di complessità che aveva intravisto nell’Originario nelle stagioni precedenti, avrebbe potuto farlo e semplicemente perdere se stessa in paludi di millenaria, prismatica e sociopatica, affascinante complicazione. Ah, certo, anche di dolore e di morte inflitti con noncuranza, quando non con una certa soddisfazione, appunto. Ho sempre pensato che però la maggiore soddisfazione provata da Klaus non fosse tanto quella dell’uccisione in sé, ma quella del potere del controllo. Ha ucciso la madre di Tyler, ma non gli interessava il delirio del sangue, ma l’affermazione del suo predominio sul ragazzo. Lo stesso quando ha ucciso i 12 ibridi: una questione politica. Comunque, se qualcuno provasse vero interesse per Klaus, dovrebbe calarsi nella suddetta palude millenaria e rischiare di annegarci. Caroline ha deciso di non lasciarsi invischiare, di non mettere a rischio la propria immagine di brava vampira – ai propri occhi, manco tanto a quelli degli altri – e di levarsi giusto lo sfizio di provare sulla pelle il brivido di quella connessione che non poteva negare. Ha lasciato posto a Klaus ... non nel suo cuore, diciamo. Tenendo lo sguardo sia su TVD sia su TO si può affermare che altri potrebbero averne le credenziali, lasciamo fare a loro e speriamo in qualche evoluzione vera per Klaus. Oppure la vera novità potrebbe essere qualcuno che riesce indefettibilmente a non evolvere durante una intera stagione? Che pure sarebbe una novità. 
Insomma, per tornare alla domanda iniziale, si può giudicare qualcuno a partire da ciò o da chi gli piace? Ma sì! Basta però non cedere ai pregiudizi e farsi domande vere. Se io fossi Caroline, cioè la migliore amica di Elena, mi direi: “Se Damon piace a Elena ci deve essere qualcosa di buono in lui, dato che Elena stupida non è”. Ecco. Eppure forse non c’è questo in Caroline, non glielo abbiamo mai sentito dire, ma forse il punto è che pensa che dedicarsi a e convivere con un imprevedibile sociopatico ed eventualmente redimerlo “rovini la carnagione, a una ragazza”. Persino se è una vampira. Dici: vabbè, e Stefan? non vede in lui gli estremi della sociopatia? Meno male che non abbiamo dati per una conta dei morti altrimenti potremmo valutare i loro peccati in modo oggettivo. 

Ho cincischiato abbastanza sinora, lo ammetto, girando intorno alla parte dolorosa che ora è il caso di affrontare. Dice Stefan a Caroline: “Senti, penso davvero che Elena vada bene per Damon. Lo rende felice e sappiamo tutti che quando Damon è felice...” “...Non va in giro a uccidere persone, che immagino sia un vantaggio per l'umanità” conclude lei. A questo dialogo le mie antenne hanno vibrato intensamente: Elena è una sorta di “ammortizzatore” per Damon. Stanno parlando lo Squartatore di Monterrey e la causa di morte di 12 streghe. Qual è il discrimine qui? Ken e Barbie trovano l’uno nell’altra conferma al fatto che scegliere di essere “buoni”, volerlo con tutte le forze è dato sufficiente per considerarsi buoni a tutti gli effetti. E in parte può pure essere vero. Quello che allora trovano destabilizzante in Damon è esattamente la mancanza di questa condizione. Damon non vuole a tutti i costi essere buono. In tempi non sospetti, anche se sempre ha protetto Stefan ed Elena, a cui teneva, l’imprevedibilità è stata costantemente la sua caratteristica. Ha ucciso se serviva a un certo piano, se era disperato, se era deluso o si sentiva orribilmente vuoto. Le fasi di Stefan sono più prevedibili: quando riesce a mantenere l’astinenza è buono, quando si fa di sangue è cattivo, ma lui “vuole” essere buono. Credere nella legge e nella propria coerenza nel volerla rispettare è rassicurante, è un corrimano che fornisce qualche garanzia, che consente dosi ampie di autorassicurazione. E Damon? Per lui non è così: lui rifiuta le categorie, rifiuta i sistemi.

Eppure non suona riduttivo affermare che Damon fa il bravo per compiacere Elena? affinché lei possa continuare ad amarlo? Lui in effetti guarda la realtà includendo nel proprio punto di vista quello di lei. Guarda il giovane Aaron come farebbe lei, per questo lo salva, ma lo gratifica di una bruttissima occhiata quando lui constata: “Elena ti odierebbe per questo, ecco perché non puoi uccidermi”. Questa è una chiara avvisaglia del prossimo futuro, di dove vogliono farci andare a parare. Per lui quelle sono solo parole fastidiose finché Elena è lì con lui, anche ora che non sono più insieme. Damon ha potuto diventare un “noi” da quando Elena ha voluto entrare nella sua vita. Ma i due, Stefan e Caroline, semplificano la faccenda riducendola al risultato finale: con Elena Damon uccide di meno. Il percorso compiuto finora è troppo vincolato a Elena, oggettivamente. E, per il punto di vista esterno, per lo sguardo superficiale, quello che giudica velocemente fatti e persone, usando schemi semplici e riduttivi, quello che ti dice chi sei in base a quello che ti piace, senza nemmeno pensare di porre altre domande, quello sguardo lì vede Elena come un ammortizzatore e Damon come una miccia da disinnescare, o meglio, con Elena, una miccia disinnescata: facile, semplice, economico.

Qual è la motivazione di Damon al fatto di non voler uccidere Aaron? “è amico di amici”. Esaminiamo questa affermazione: non fare il male per il semplice fatto che non è giusto, è sbagliato, è contro le regole è meglio di non fare il male perché facendolo ferirei qualcuno che amo? Io credo che entrambe le motivazioni nella giusta sequenza costituiscano una vera moralità: l’una senza l’altra è carente, insufficiente. Mi spiego. L’origine è affettiva, il bene lo si fa perché si ama chi è il Bene, poi subentra la regola a formalizzare e semplificare la cosa. Solo la regola però è razionalità senza passione; così come solo l’agire per amore è passione senza giudizio razionalmente realizzato. Se volessimo sforare potremmo ricordare che prima viene la legge di Mosè, poi viene Gesù – l’origine affettiva delle regole (ma l'uomo non lo sapeva ancora): l’Amore che le ha originate dall’inizio – e completa la Legge. “Non sono venuto ad abolire la Legge, ma a darle pieno compimento”. Le regole ci sono “per la durezza del nostro cuore”.
Insomma l’origine della moralità è un rapporto, che dà senso alla legge. Fine sforamento. Allora, “non uccido Aaron perché è amico di amici”, cioè perché Elena ne soffrirebbe è un’ottima motivazione, ma forse non basta; pur essendo più pura ed essenziale di un eventuale “non uccido Aaron perché non si fa”. Arriva Enzo, il nostro Farfarello domestico, e sussurra suadente: “sarei costretto a credere che tu ti sia rammollito, quando io e te sappiamo entrambi che il tuo primo impulso, quando te l'ho portato, è stato di squarciargli la gola”. Il primo impulso, già. Enzo gli ricorda “gli impulsi”. Il suo amico è ancora lì, da qualche parte. Siamo come ci vedono gli altri? Damon è davvero influenzabile? Il dubbio è se appartenere a Enzo o appartenere a Elena, e dunque l’appartenenza è il contrario della libertà?

Arriviamo al dolorosissimo dialogo Delena.
“Sei davvero la persona migliore che abbia mai incontrato. E pensare che io possa cambiarti mi dà fin troppo credito, e a te non abbastanza. Hai la migliore influenza su di me. Ho bisogno di te. Tu sei il bene e io ho bisogno di un po' di bene nella mia vita. Perché senza... ci sarebbe solo tantissima oscurità”. Non c'è niente da fare: quest'uomo non è assolutamente capace di vedere il bene dentro di sé. La luce è solo quella di Elena per lui, Damon Salvatore non è consapevole di chi è. Soprattutto perché di se stesso vede solo il male. E, attenzione, è perfettamente capace di giudicare il male come male. Il danno è fatto, stando con Elena le cose assumono il loro valore. “Hai la migliore influenza su di me”. In pratica lui è d'accordo con Stefan e Caroline: lui si concepisce un grumo di oscurità influenzabile, e questo è tutto. Questa identità incerta non può rimanere tale. Anche se certe volte è così maledettamente saggio affidarsi a qualcuno! E Damon era giunto al punto di poterlo e volerlo fare: ci abbiamo messo tanto tempo! Eppure no, non abbastanza. 
Mi perdonerete ma il paragone con il cambiamento e la redenzione di Spike, a causa dell'amore per Buffy mi continua a tornare alla mente. Se William il Sanguinario ottiene qualcosa dal lungo e duro percorso è, infine, ritrovare se stesso. Quando sceglie autonomamente il massimo sacrificio per un bene più grande, il dolce poeta che era, l'uomo buono e il vampiro sagace e capace di un intuito profondamente originale che era diventato si sono uniti in una persona che infine vibra di luce perché ha ritrovato se stessa. Quando Damon Salvatore ci ha dimostrato che l'amore di Elena era il suo obiettivo, già nella prima stagione, io pensai: “Di già?”. Manco il tempo di acclimatarsi che la faccenda era cominciata. E invece no, la cosa dimostra, in questa svolta della trama della quinta stagione, di non essere affatto così facile e, paradossalmente, né per Elena né per Damon. Ma torniamo al dialogo. Risponde Katherine, subentrata con tempismo perfido alla dolce Elena che era volata ad abbracciare Damon: “Non voglio essere l'unica tua ragione di vita. Non voglio preoccuparmi di cosa succede ogni volta che litighiamo o ci lasciamo di nuovo o su chi andrai a sfogarti”. È interessante che Kat all’inizio puntata si era informata su come Elena avesse lasciato Matt, a scopo immedesimazione. Ed è bravissima a dire quello che Elena “potrebbe” dire, che forse farebbe persino bene a dire, perché è vero che a Damon manca un passo importante nel suo percorso. E non è imparare la legge e conformarvisi, ammantarsi di quel che è giusto per sentirsi dalla parte dei bravi, o dei buoni, ma …

No. Mi fermo qui. Perché la verità è che nemmeno Elena sa perché è giusto fare il bene piuttosto che il male, perdonare invece che serbare rancore, accogliere piuttosto che respingere, empatizzare con gli altri invece che manipolarli per i propri egoistici fini, però Elena irradia calore, corrisponde alle attese di Damon, risponde a un suo profondo bisogno, stare con lei gli scalda il cuore come nulla altro è in grado di fare. Da questo Damon poteva partire e da questo è partito per tornare da lei. Ma a quest’inizio condivisibile, in cui la finta Elena vorrebbe da Damon una maggiore consapevolezza, un passo più personale, una maturità – la mancanza della quale, è vero, si è constatata al capezzale di Katherine – si aggiunge una conclusione di una perfidia assoluta. Un no che lo strazia. “Riguarda la persona che non posso cambiare e la persona che sei realmente. Quella persona aveva ragione a lasciarmi andare”. Katherine colpisce Damon nella definizione di sé, rendendo inutile il suo desiderio di bene.  

E ora la parte che da giorni cerco di allontanare (me vigliacca). “È per lei che sono qui.” dice Damon ad Aaron, nel rito dell'agguato, e poi rettifica “No. Scherzavo. È per me che sono qui”. Ecco dove traspare che Elena è una sorta di cura palliativa, tolta la quale, l'autoconsapevolezza di quest'uomo non sa che tornare alle tenebre, agli “impulsi” di Enzo. “Voglio la stessa cosa che vuoi tu, Aaron. Tornare indietro nel tempo, sistemare il passato, riprendermi qualcuno che ho perso”. Damon parlando di quest'impossibilità sta empatizzando con quella che sarà la sua prossima vittima, sta modellando con la forza della volontà (di male) il suo presente, sta scegliendo di uccidere, sposando l'unico se stesso che crede di conoscere, quello che aveva faticato tanto ad abbandonare, quello a cui le parole di quella che pensa essere Elena lo hanno condannato.
“Ero combattuto. Ora, in questo preciso momento, ho le idee chiarissime”. Questo è il passaggio che spiega ad Aaron prima di squarciargli la gola. Che cosa ha scelto? La via facile. Niente conflitto, cristallina chiarezza: la distruzione. Quella della vita altrui e quella di una possibile via di ritorno, quella di un'apparenza di personalità che gli altri avrebbero potuto accettare (ma tanto non l'hanno fatto). La distruzione della sua anima, in cambio dell'immediato sapore del sangue. È un vampiro: squarcia e strappa, dilania e insanguina … soprattutto se stesso, per vendetta. E tanti sono felici: Ian Somerhalder scintilla con i suoi occhi da tigre azzurra come la prima volta che l'abbiamo visto. Il male? Che scandalo c'è che il male sia facile? Ci siamo nati coi semi del Male, e vederlo rifulgere come una lama nel più affascinante vampiro di tutto il mondo delle supernatural fiction – sì lui, non Klaus Michaelson, non Eric Northman, non Alexander Grayson – ci fa un effetto catartico. La bellezza del male è un’illusione convincente, alla Dorian Gray. Il Bene? Qualcuno ha detto che è facile? Quello vero, quello sfolgorante di passione, non il frigido attenersi alle regole, è una maledettissima lotta, e una lotta per l'amore, dall'amore, nell'amore. E senza fiducia in quell’amore non c’è vera moralità possibile.

6 commenti:

  1. “È per lei che sono qui.” dice Damon ad Aaron, nel rito dell'agguato, e poi rettifica “No. Scherzavo. È per me che sono qui”. Ecco dove traspare che Elena è una sorta di cura palliativa, tolta la quale, l'autoconsapevolezza di quest'uomo non sa che tornare alle tenebre, agli “impulsi” di Enzo. “Voglio la stessa cosa che vuoi tu, Aaron. Tornare indietro nel tempo, sistemare il passato, riprendermi qualcuno che ho perso”. Damon parlando di quest'impossibilità sta empatizzando con quella che sarà la sua prossima vittima, sta modellando con la forza della volontà (di male) il suo presente, sta scegliendo di uccidere, sposando l'unico se stesso che crede di conoscere, quello che aveva faticato tanto ad abbandonare, quello a cui le parole di quella che pensa essere Elena lo hanno condannato.

    wow..come sempre mi lasci sempre senza parole!!
    Ti straquoto xchè questa volta ho fatto le tue stesse riflessioni..Anke secondo me Elena era una cura x Damon motivo x cui nn bastava e ke quindi questa caduta prima o poi doveva avvenire.
    Io spero ke lui ora riesca a percorrere una strada dove riesca a capire ke lui è tanta oscurità quanta luce solo ke x avere la luce deve combattere di più. Anke secondo me ha scelto la strada facile,xchè Damon conosce solo quel lato di lui ed è un vero peccato xchè c'è tutto un mondo inesplorato dentro di lui ke aspetta solo di venire fuori.
    Devo dire ke sono un pò spaventata da questa svolta..lui sta scegliendo di uccidere xchè crede di nn avere più nulla x cui combattere e nn vorrei ke gli sceneggiatori calcassero troppo la mano portandolo a fare gesti con enormi conseguenze. Sicuramente toccherà il fondo a sto giro,ma ho paura ke esageri proprio.
    Ad un certo punto dovranno anke accorgersi di Elena e pure quella storia sarà un casino.
    Su fb si discuteva su ki "tornava" prima,se Elena o Damon e tutti pensano sia Elena xchè cosi potrebbe combattere x salvare Damon (io spero con Stefan). Ma nn so se sarà cosi facile..
    Non lo so sono davvero spaventato sta volta..in realtà nn so xchè ma ho una brutta sensazione.
    Cmq spero ke useranno tutto questo materiale x far fare un grande percorso al "più affascinante vampiro di tutto il mondo delle supernatural fiction" (cit.).

    Secondo te come si metterà??te la sei fatta un'idea??

    p.s.Ti ho pubblicizzato su fb..i tuoi commenti meritano di essere letti,spero ti faccia piacere!!
    p.s.s. IO ODIO KATHERINE PIERCE!!!!LA VOGLIO MOLTA SUBITO!!!!

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    1. Grazie cara di aver condiviso, mi tagghi magari? :D sì, anch'io temo che succederà qualcosa di molto brutto, ma è ovvio, che si soffra fa parte del gioco, purtroppo. Poi abbiamo un'altra stagione, perciò prevedo un cliffhanger di quelli fulminanti. :/

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    3. Ti ho trovato ma nn mi ti fa taggare nn so xchè..ti ho mandato una richiesta d'amicizia cosi forse ti riconosce tra i miei contatti e mi ti fa taggare..x ora il tuo nome è un hashtag..
      Io sono Maria Gargano..se ti scoccia nn accettare la richiesta e dimmi come taggarti..un bacione

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  2. Ma Warrior Princess: amicizia subito!! :D

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