Cari amici,
stavolta vi "ammannisco", per quelli di voi che coltivano l'arte della pazienza, un mio piccolo - si fa per dire - saggio che fu pubblicato su
Ol3media l'anno scorso. Può sembrare di no, ma vi assicuro che parla anche di telefilm. Lo divido in due parti, per il vostro bene! Ecco a voi quindi la prima puntata. Fatemi sapere, siate buoni, se siete d'accordo con le mie tesi o se pensate tutto il contrario, e perché. Questa possibilità di scambio è troppo preziosa per me!

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holoband in Caprica |
Ci piacciono le storie. Su questo non c'è nessun dubbio.
Questo assunto può apparire banale, ma non è inutile ricordare da
dove parte la fioritura multiforme del modo di narrare di cui siamo
entusiasti testimoni ai nostri tempi. Che noi si stia seduti a gambe
incrociate a pendere dalle labbra di un aedo che ci racconta le
sconvolgenti e fantasiose peripezie di Ulisse o che si stia
sprofondati in poltrone hi-tech a camminare per i vicoli tortuosi e
saturi di pericolo di una strada virtuale che ci promette mille
avventure virtuali in un mondo virtuale (stile Caprica intendo),
quello che ci spinge è sempre provare emozioni per qualcosa che
proviene da fuori di noi senza il rischio di un reale coinvolgimento,
per immergerci nella vita di qualcun altro senza danno, per
ricavarci, alla fine, magari, una maggiore conoscenza di noi stessi e
del mondo.