mercoledì 4 luglio 2012

Le serie e quel particolare fascino maschile ...

Lo ammetto, maledizione! Patrick Jane mi manca!
Sono piuttosto certa che il punto siano il sorriso e i capelli biondi di Simon Baker. Ma è soprattutto l'aderenza fra l'attore e il personaggio il segreto di questa serie. E' praticamente costruita addosso alla sua capacità recitativa; riuscireste a immaginare un altro al posto suo?
Alcuni telefilm sono così, tipo Castle, costruito addosso a quel gigione di Nathan Fillion, ma anche Bones, con David Boreanaz. Attori che reggono bene il dramma e benissimo le situazioni comiche.
Questi ultimi sono creature delle meravigliose serie di Joss Whedon: Nathan Fillion acquista popolarità internazionale col fantastico personaggio del malvagio e ironico Caleb, in Buffy The Vampire Slayer e poi con il capitano Mal Reynolds in Firefly la bellissima serie troppo presto interrotta di Whedon. Boreanaz invece letteralmente nasce come attore con il personaggio di Angel in Buffy e poi nel suo spin off Angel.
Simon Baker è attore cinematografico, come molte altre star hollywoodiane, prestato alle serie. Prima The Guardian e ora The Mentalist. Nel primo telefilm era quasi impossibile estorcere all'avvocato "patologico" un sorriso, mentre in The Mentalist, grazie a Dio, lo schermo spesso si illumina di quei meravigliosi sorrisi.
Dove voglio arrivare? In questi telefilm, dicevo, il fattore portante è il carisma dell'attore, che regge perfettamente la vena leggera, ironica, umoristica del personaggio e che può efficacemente imbastire la UST (tensione sessuale irrisolta) con la partner femminile. Insomma il rapporto stile Topolino e Minnie, Paperino e Paperina: quella, per intenderci degli eterni fidanzati che non quagliano mai. Al di là dell'immagine piuttosto disturbante dei personaggi Disney che si danno ad attività amatorie, insopportabile al solo pensiero, in Castle e Bones gli shippers - i fanatici delle coppie telefilmiche - hanno aspettato parecchie stagioni per poter vedersi sviluppare quell'attrazione sensuale, quella chimica fra i personaggi maschili e femminili, che era un ingrediente fondamentale fin dalla primissima puntata.
Se non mi sbaglio circa sei stagioni perché Seeley Booth e la dottoressa Brennan quagliassero qualche cosa - che manco si è visto, in effetti -, mentre Castle e Beckett ci hanno dato qualche soddisfazione alla fine della quarta stagione, finalmente.
Sostanzialmente quello che fidelizza i fan di queste serie sono sì le trame gialle, insieme al piccolo ed efficiente gruppo di comprimari che consentono qualche diversione nelle storyline, ma soprattutto la storia romantica fra i due protagonisti. Antichi precedenti, come Remington Steel, Mai dire sì, in Italia (1982-87) e Moonlighting (1985-89) - per citare quelli che piacevano di più a me - avevano già mostrato come la UST non reggesse una volta che la coppia di protagonisti si fosse dichiarata, avesse "consumato", per così dire; e gli ascolti precipitosamente calavano. 
Ora gli sceneggiatori le studiano tutte per far funzionare questo ingrediente non troppo segreto. I rapporti si sviluppano in altro modo e rimangono interessanti. 
The Mentalist, però, è diverso da questo punto di vista e, come serie, si regge molto di più sulla bravura di Simon Baker e sulla personalità di Patrick Jane. Infatti con Teresa Lisbon il rapporto è più complesso e si gioca sempre sul limite: la chimica fra i due non è esattamente UST. Il legame è più fluido, affettivo; il dramma di Jane non può essere sciolto attraverso un legame sentimentale con la deuteragonista: troppo facile. Il desiderio di vendetta per l'uccisione della sua famiglia, l'odio per John il Rosso si amalgamano perfettamente con la leggerezza e i comportamenti assurdi del consulente mentalista: il sorriso e la tragedia sono miscelati nella recitazione superiore, ma sommamente naturale di Simon Baker. Vedremo come gli sceneggiatori faranno evolvere il rapporto fra Jane e Lisbon, ma il plus ultra di questa storia è costituito proprio da questa situazione fluida che da un lato porta per le lunghe le interazioni affettive della coppia, dall'altro concentra il focus sulla tragicità del personaggio di Patrick Jane che porta il suo dolore a spasso negli occhi, distraendoci con la luminosità assoluta del suo sorriso.

Nota: la proprietà delle immagini è di chi la detiene.

2 commenti:

  1. Bellissimo articolo, molto interessante!

    Hai mai seguito la serie "white collar"? Se la risposta è no, te la consiglio. Anche qui il fascino del protagonista da una magia tutta sua ad ogni puntata e ci fa innamorare...
    (E ci sono spunti molto belli!)

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    1. No Arianna, non l'ho mai seguito! Sai, a volte, mi devo salvare dal seguire troppe serie, per non impazzire, ma mi rendo conto che mi perdo cose interessanti. Per lo stesso motivo non ho mai visto lost. Grave no? ;)

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